Storia


La presenza delle monache benedettine in Boville Ernica risale all’anno 1000, quando vivevano a valle nell’attuale contrada di Santa Elisabetta. Dell’esistenza di questo monastero si fa memoria nella donazione fatta da Oderisio Landone ai monaci cassinesi. In segno di riconoscenza poi i monaci cedettero il monastero alle monache del loro stesso ordine, ma per le invasioni barbariche spesso avvenute in Italia restò devastato anche questo monastero.

Per più secoli Boville Ernica è rimasto privo di questo ordine. Nel 1632 fu rifondato per opera di Monsignor Giovanni Battista Simoncelli. Egli per realizzare il desiderio di lasciare alla sua terra natia un attestato della sua liberalità, chiamò qui le monache dell’ordine di San Benedetto. Il tutto ebbe inizio il 19 ottobre 1630 con l’arrivo delle prime monache, Donna Maria Cecilia come Abbadessa e Donna Maria Battista Simoncelli, sue pronipoti. Col passare del tempo cominciarono a rifiorire vocazioni in questa terra benedetta, malgrado ci siano state negli anni situazioni molto difficili, ma la presenza delle monache da allora, non si è mai interrotta. Nel 1900 tristi avvenimenti colpirono non solo l’ Italia, ma gran parte dell’Europa. Difficoltà politiche, economiche e sociali accompagnarono la prima guerra mondiale e con la legge dell’incameramento tutto venne “demaniato”, la Comunità già stremata dalle sofferenze vedeva volgere alla fine quell’umile radice ed essere costretta ad abbandonare dopo 281 anni la casa paterna donatagli dal Simoncelli. L’anno del Signore 1915 il 30 agosto all’una dopo la mezzanotte le monache benedettine furono trasferite come ultima soluzione al vecchio e mal ridotto Palazzo Filonardi che era diventato una cova di uccelli notturni.

Le monache dopo aver acquistato i locali del Palazzo Filonardi per una esigua somma, dovettero adattarsi. Con l’avvicendarsi delle Abbadesse, nel corso degli anni si è operata tutta una serie di ristrutturazioni, ultima la Madre Raffaella Capogna che ha condotto e portato definitivamente a termine tutti i lavori cominciati nel 1988, grazie alla risposta di numerosi benefattori che di volta in volta hanno consentito alla Comunità di sopravvivere. Quando infatti sembrava che i fondi non vi fossero, ecco che la mano di questo o quel benefattore porgeva l’aiuto necessario – per citarne uno solo, un Sacerdote bolognese inviò un congruo aiuto in assegni, dopo aver letto per caso in una rivista un inserto che narrava le tormentate vicende della Comunità.

Ad oggi nella stessa struttura si armonizzano pacificamente in un perfetto connubio storia e arte, preghiera e lavoro. Tutto ciò negli anni ha condotto la Comunità ivi residente a rifiorire in numero e in grazia.