Narrazione Storica

“L’anno del Signore  1915, il 30 agosto, all’una dopo la mezza notte le religiose benedettine di Boville Ernica furono trasferite al Palazzo Filonardi, accompagnate dal Rev.mo Padre Demetrio Ruggieri, ex passionista e dal gentilissimo signor cavalieri Benedetto Mobili da Monte S. Giovanni Campano. Le Religiose , con pianto e gran cordoglio, lasciarono la loro cara ed eletta dimora che il loro fondatore le aveva donato”.

Con queste scarne espressioni viene ricordato nella cronaca monastica il trasferimento della Comunità religiosa benedettina dalla  sede  originaria di Palazzo Simoncelli all’attuale di Palazzo Filonardi. Poche parole per esprimere un dolore profondo che le monache di allora vissero, nel vedersi strappare  di mano la loro cara ed eletta dimora, già abitazione privata di mons. Giovanni Battista Simoncelli.

La comunità monastica visse il suo ora et labora,  la propria spiritualità nel Palazzo Simoncelli dal  19 ottobre 1634 forse dopo la morte del fondatore che negli ultimi due anni fece di tutto per adattare la sua casa a monastero, fino al 30 agosto1915, cioè per 281 anni.
Le monache che vissero il periodo del trasferimento ricordavano alle nuove, alcuni dettagli che per delicatezza non vennero mai scritte nella cronaca. Dopo aver fatto traslocare tutto ciò che apparteneva ancora alla Comunità e aver fatto sistemare alcune finestre e grate per la legge della clausura, nel cuore della notte le monache con la Madre Abadessa Maria Raffaella Caricchia baciarono per ultima volta le mura del loro amato Monastero, uscirono accompagnate da un sacerdote varcando il vetusto portale, entrarono nel atrio del Palazzo, allora aperto, e lì rimasero nel pianto fino all’alba.

Chissà quante volte sarà loro tornato alla mente il quarto gradino dell’umiltà che San Benedetto indica nella Regola:  il quarto gradino dell’umiltà è di chi, nell’esercizio dell’obbedienza incontrando difficoltà, opposizioni e addirittura ingiustizie, conserva in un silenzio interiore la pazienza senza demoralizzarsi né indietreggiare… O ancora più semplicemente quanto il santo patriarca  indica nel cap. IV: non cercare avidamente la comodità; come ancora: non disperare mai della misericordia di Dio.

E in effetti allo spuntare dell’alba la Comunità, lasciando da parte il pianto iniziò la nuova giornata e la nuova esperienza nella casa del cardinale Filonardi intonando le lodi a Dio e ringraziando per la sofferenza purificatrice, nella certezza evangelica che ci ricorda: chi semina nelle lacrime raccoglierà nella gioia (salmo 125).